Un attacco informatico è definibile come un’attività ostile nei confronti di un sistema, di uno strumento, di un’applicazione o di un elemento che abbia una componente informatica.

È un’attività che mira ad ottenere un beneficio per l’attaccante a discapito dell’attaccato.

Oggi analizziamo l’attacco Denial-of-Service

Tempo di lettura stimato: 8 minuti

Esistono diverse tipologie di attacco informatico, variabili in base agli obiettivi da raggiungere e agli scenari tecnologici e di contesto:

  • attacchi informatici per impedire il funzionamento di un sistema,
  • che puntano alla compromissione di un sistema,
  • alcuni attacchi mirano a conquistare dati personali posseduti da un sistema o da un’azienda,
  • attacchi di cyber-activism a supporto di cause o campagne di informazione e comunicazione
  • ecc…

Tra gli attacchi più diffusi, in tempi recenti, ci sono gli attacchi a scopo economico e gli attacchi per i flussi di dati. Dopo aver analizzato diverse tipologie di attacchi nelle settimane scorse, oggi vediamo l’attacco Denial-of-Service.

Coloro che operano l’attacco informatico, in solitaria o in gruppo, sono chiamati Hacker

Attacco Denial-of-Service

L’attacco Denial-of-Service ha come obiettivo quello di occupare fino a esaurire le risorse di un sistema, in modo tale che il sistema stesso non è in grado di rispondere alle richieste di servizio. Un attacco DoS è anche un attacco alle risorse del sistema, e viene avviato da un alto numero di altre macchine host che sono infettate da un software maligno controllato dall’attaccante.

A differenza degli attacchi che sono progettati per consentire all’attaccante di ottenere o aumentare l’accesso, il denial-of-service non fornisce benefici diretti agli attaccanti. L’unico risultato ottenuto è quello di rendere inutilizzabile il servizio. Quindi, se la risorsa attaccata appartiene a un concorrente commerciale, allora il beneficio per l’attaccante è concreto.

Un altro scopo di un attacco DoS può essere quello di portare un sistema offline in modo che un altro tipo di attacco possa essere lanciato. 

L’attacco DoS può essere di diversi tipi:
Attacco Teardrop:

fa sì che i campi di lunghezza e di offset di frammentazione nei pacchetti sequenziali Internet Protocol (IP) si sovrappongano l’uno all’altro sull’host attaccato; il sistema attaccato tenta di ricostruire i pacchetti durante il processo, ma non ci riesce. Il sistema bersaglio si confonde e si blocca. Se non ci sono patch a disposizione per proteggersi da questo attacco DoS, disabilitate SMBv2 e bloccate le porte 139 e 445;

Attacco Smurf:

comporta l’utilizzo di IP spoofing e ICMP per saturare una rete bersaglio con il traffico. Questo metodo di attacco utilizza richieste ICMP echo mirate a indirizzi IP broadcast. Queste richieste ICMP provengono da un indirizzo “vittima” spoofato. Per esempio, se l’indirizzo della vittima è 10.0.0.10, l’aggressore dovrebbe spoofare una richiesta ICMP echo da 10.0.0.10 all’indirizzo broadcast 10.255.255.255. Questa richiesta andrebbe a tutti gli IP nell’intervallo, con tutte le risposte che tornano al 10.0.0.10, intasando la rete. Questo processo è ripetibile, e può essere automatizzato per generare una forte congestione della rete.

Per proteggere i vostri dispositivi da questo attacco, è necessario disabilitare i broadcast diretti agli IP ai router. Questo impedirà che la richiesta di broadcast ICMP echo arrivi ai dispositivi di rete. Un’altra opzione sarebbe quella di configurare gli endpoint per impedire loro di rispondere ai pacchetti ICMP da indirizzi broadcast;

Attacco Ping of Death:

utilizza pacchetti IP per pingare un sistema bersaglio con una dimensione IP superiore al massimo di 65.535 byte. I pacchetti IP di questa dimensione non sono consentiti, quindi l’attaccante frammenta il pacchetto IP. Una volta che il sistema di destinazione riassembla il pacchetto, si possono verificare buffer overflow e altri crash.

Gli attacchi di ping of death possono essere bloccati utilizzando un firewall che controlla la dimensione massima per i pacchetti IP frammentati;

Attacco TCP SYN flood:

in questo caso un attaccante sfrutta l’uso dello spazio buffer durante un handshake di inizializzazione della sessione del Transmission Control Protocol (TCP). Il dispositivo dell’attaccante inonda la piccola coda in-process del sistema di destinazione con richieste di connessione, ma non risponde quando il sistema di destinazione risponde a tali richieste. Questo fa sì che il sistema di destinazione vada in time out mentre aspetta la risposta dal dispositivo dell’attaccante, il che fa sì che il sistema si blocchi o diventi inutilizzabile quando la coda di connessione si riempie.

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Ci sono alcune contromisure per un attacco TCP SYN flood:

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  • Mettere i server dietro un firewall configurato per fermare i pacchetti SYN in entrata.
  • Aumentare la dimensione della coda di connessione e diminuire il timeout sulle connessioni aperte.

sono i milioni di sistemi infettati con malware sotto il controllo degli hacker, utilizzati per effettuare attacchi DoS. Questi bot o sistemi “zombie” vengono utilizzati per effettuare attacchi contro i sistemi di destinazione, spesso riempiendo la larghezza di banda e le capacità di elaborazione del sistema di destinazione. Questi attacchi DoS sono difficili da tracciare perché le botnet si trovano in diverse località geografiche.

Gli attacchi botnet possono essere mitigati da:

  • Filtri RFC3704, che negherà il traffico da indirizzi spoofed e aiuterà a garantire che il traffico sia tracciabile fino alla sua corretta rete di origine. Per esempio, il filtraggio RFC3704 eliminerà i pacchetti provenienti da indirizzi fasulli.
  • Black hole filtering, che blocca  il traffico indesiderato prima che entri in una rete protetta. Quando viene rilevato un attacco DDoS, l’host BGP (Border Gateway Protocol) dovrebbe inviare aggiornamenti di routing ai router degli ISP in modo che indirizzino tutto il traffico diretto ai server vittime verso un’interfaccia null0 all’hop successivo.

Prevenzione attacco Denial of Service

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Per far questo è necessario coinvolgere un Cyber Team adeguatamente preparato, in grado di procede a un’analisi dello stato in cui versa l’azienda rispetto alla sicurezza informatica.
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SECURITY AWARENESS: conosci il nemico

Più del 90% degli attacchi hacker ha inizio da un’azione del dipendente.
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MANAGED DETECTION & RESPONSE (MDR): protezione proattiva degli endpoint

I dati aziendali rappresentano un enorme valore per i criminali informatici, per questo motivo gli endpoint e i server sono presi di mira . E’ difficile per le tradizionali soluzioni di protezione contrastare le minacce emergenti. I criminali informatici aggirano le difese antivirus, approfittando dell’impossibilità da parte dei team IT aziendali di monitorare e gestire gli eventi di sicurezza 24 ore su 24.

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Tali informazioni sono trasmesse a un SOC (Security Operation Center), un laboratorio presidiato da
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SECURITY WEB MONITORING: analisi del DARK WEB

Il dark web indica i contenuti del World Wide Web nelle darknet (reti oscure) che si raggiungono via Internet attraverso specifici software, configurazioni e accessi.
Con il nostro Security Web Monitoring siamo in grado di prevenire e contenere gli attacchi informatici, partendo dall’analisi del dominio aziendale (es.: ilwebcreativo.it ) e dei singoli indirizzi e mail.

CYBERDRIVE: applicazione sicura per la condivisione e modifica dei file

CyberDrive è un file manager cloud con elevati standard di sicurezza grazie alla crittografia indipendente di tutti i file. Garantisce la sicurezza dei dati aziendali mentre si lavora nel cloud e si condividono e si modificano documenti con altri utenti . In caso di perdita di collegamento, nessun dato viene memorizzato sul PC dell’utente. CyberDrive evita che i file possano essere persi per danni accidentali o esfiltrati per furto, sia esso fisico o digitale.

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Ercole Palmeri

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