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Cosa vuol dire farti seguire, in azienda…

Io ho imparato a guidare ai tempi in cui non esisteva il navigatore.

E, per la verità, non esisteva nemmeno Google Maps!

Andare a trovare i clienti era impresa ardua e bisognava affidarsi alle informazioni cartacee: piantine, cartine stradali e Tuttocittà.

E quando un collega o un conoscente diceva: seguimi…ti ci porto io?

“Seguimi…ti ci porto io” è l’espressione che dà vita ad una delle operazioni più complicate della storia umana.

Farsi seguire in auto in mezzo al traffico è davvero difficile!

Presuppone:

  • La massima attenzione da parte di chi segue, che deve cercare di non perdere di vista l’auto che sta seguendo
  • E di chi si fa seguire, la massima attenzione, che deve guardare avanti (per evitare di farsi del male) ma deve anche essere in grado di vedere cosa succede dietro in modo da non perdere l’auto che segue.

Ma l’amara verità è che non molti sono capaci di farsi seguire. L’esperienza mi dice che sono rarissime le persone che sono in grado di farlo! E’ davvero difficile.

La maggior parte dice “seguimi” e parte per la sua strada, ignaro, inconsapevole e…non attento a chi deve seguire.

Lui sa la strada, procede spedito, e stargli dietro…è un problema di chi lo segue.

Inutile dire che in questo caso l’impresa non da frutti. Chi segue si perde e all’epoca della non esistenza dei telefonini era un problema.

Ora, nell’era dei navigatori, capita comunque, qualche volta, di dover seguire qualcuno. Ma grazie ai cellulari, possiamo intervenire chiamando chi ci sta guidando e…insultandolo perché non bada a quello che succede dietro di lui.

Una delle tecniche potrebbe essere…ridurre la velocità! Se vado troppo spedito, se esco di scatto da uno stop, se supero le auto che mi stanno davanti, chi mi segue non riesce a starmi dietro…e mi perde.

Ogni tanto poi, in caso di necessità, posso trovare uno spiazzo laterale e attendere chi mi deve seguire.

Vietato poi zizzagare in autostrada! Diventa la brutta scena di un telefilm d’azione!

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Se mi sto facendo seguire rimango in una corsia, salvo essermi accertato che chi mi sta dietro, riesca a sorpassare agevolmente, anche lui, chi mi sta davanti.

Il peggio avviene con il buio. Tutto è reso più difficile dalle luci che abbagliano e dalla ridotta capacità di cogliere alcuni particolari (colore dell’auto, targa ecc). E’ insomma più facile perdersi.

In azienda avviene lo stesso?

Chi guida l’azienda (o un reparto, o comunque è alla guida di un gruppo di persone) deve essere capace di farsi seguire.

Deve avere tutte le caratteristiche di chi guida un’auto seguito da altri.

Deve guardare avanti, ma anche capire cosa sta facendo chi lo segue. Deve tracciare la strada facendo attenzione che tutti arrivino a destinazione e capiscano che manovre devono fare, da che parte devono girare, che rampa devono prendere, che uscita imboccare.

Deve agevolare il percorso, non ostacolarlo o renderlo ancora più complicato di quello che è in realtà.

Deve badare a strutturare il suo cammino con la massima attenzione a ciò che succede sulla strada davanti e dietro di lui.

Uno degli esercizi per far prendere consapevolezza di come è importante il giusto atteggiamento per guidare le persone è: tentare di farsi seguire in auto agevolmente, in un percorso complicato, che includa semafori, stop, autostrada, caselli, traffico ecc….insomma, come in una tranquilla giornata in azienda.

Senza navigatore e senza cellulari!

Lidia Falzone

Partner at RL Consulting – Soluzioni per la competitività aziendale

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