In questo seminario HAI, Lindsey D. Felt parlerà di innovazione al servizio della disabilità, dell’arte e di problematiche legate allo sviluppo dell’IA e della tecnologia. 

Dalla memoria protesica di M Eifler al Sensorium Ex di Paola Prestini, questi esempi di arte dell’IA evidenziano le cancellazioni della disabilità dai dati di allenamento e rifiutano l’ottimizzazione dell’IA contro la disabilità. Storicamente, le tecnologie sono state progettate per diagnosticare, riabilitare, normalizzare e persino curare le disabilità. Sebbene questo approccio abbia probabilmente migliorato la qualità della vita di molte persone disabili, codifica la disabilità come un tratto “indesiderabile” e “anomalo”, operando sulla falsa premessa di una “norma” che non riflette l’eterogeneità della condizione umana. 

I ricercatori hanno dimostrato come gli strumenti di apprendimento automatico rispecchino questo percorso, dai veicoli autonomi che non riconoscono gli utenti su sedia a rotelle, ai modelli di Natural Language Processing che classificano i testi che menzionano la disabilità come più “tossici”. Questi pregiudizi sono ugualmente importanti da considerare insieme alle disuguaglianze razziali e di genere per le loro implicazioni sociali ad ampio raggio.

Prosthetic Memory

In una conversazione con l’artista-tecnologo M Eifler, Felt discuterà degli approcci all’arte dell’IA incentrata sull’uomo progettati per la cura di sé, l’aiuto reciproco e la costruzione del mondo informata sulla giustizia sociale. Prenderemo in considerazione Prosthetic Memory, una banca di memoria digitale creata da Eifler che utilizza l’apprendimento automatico per recuperare video autoregistrati affinché l’artista possa navigare nella disregolazione della memoria. Sensorium Ex, un’opera sperimentale di intelligenza artificiale che introduce una nuova voce composita da un algoritmo addestrato su modelli vocali non normativi, modella in modo simile le possibilità di un’IA non abilista. Questi lavori riflettono il desiderio di ciò che la studiosa Alison Kafer chiama “futuro crip”, un futuro in cui le esperienze, le pratiche, le storie e le modalità di conoscenza delle persone disabili sono valorizzate.

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Redazione BlogInnovazione.it

 

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