Dotato di una telecamera che si solleva come un periscopio sopra la scocca, Astro può essere comandato da remoto e monitorare tutti gli ambienti da una prospettiva simile a quella di una persona che si aggira per casa.
La pagina di presentazione del prodotto descrive in maniera chiara il ruolo di Astro: chi lo acquista può, in qualsiasi momento, prenderne il controllo da remoto e osservare la casa dall’interno come se fosse lì presente.
A questo si aggiunge che Astro può operare un’azione proattiva, contattando il proprietario quando registra un rumore molesto nell’appartamento o quando individua la presenza di uno sconosciuto tra le pareti di casa.
Nei video di presentazione e nelle immagini diffuse online da Amazon è possibile vedere Astro andare in cucina e inquadrare il fornello con la telecamera: come nei più gettonati dei cliché, immaginiamo la preoccupazione del proprietario, ansioso di sapere se per errore non ha lasciato una qualche manopola del gas aperta.
Se oggi la maggior parte dei fornelli ha delle valvole che a fiamma spenta interrompono il flusso del gas, e se in molti appartamenti ci sono rilevatori in grado di prevenire ogni disastro, a cosa serve un robot che con la sua telecamera manda in live streaming le immagini delle manopole del fornello?
Con il lancio di Astro, Amazon ha deciso di rivolgersi a un target di pubblico preciso: le persone angosciate dall’idea di non poter mantenere il controllo del proprio appartamento e dei beni in esso presenti.
C’è da dire che sul mercato ci sono già efficaci sistemi di allarme in grado di garantire la sicurezza nostra e dei nostri averi. Astro, però, fa qualcosa in più: proietta la nostra presenza all’interno dell’appartamento, dandoci la sensazione di essere lì e di poter controllare la situazione con i nostri occhi, di poter ispezionare ogni angolo della casa e di poterci finalmente rasserenare se tutto è a posto.
Sebbene sia lecito preoccuparsi dei propri averi, il problema è che talvolta, da una certa ansia, possono scaturire comportamenti tossici ed autolesionistici. Astro si rivolge proprio a questo tipo di persone, offrendo come soluzione quella di attaccarsi al cellulare, avendo l’impressione di muoversi per casa per il tempo necessario a ritrovare la propria serenità.
Se, come Amazon auspica, il progetto Astro dovesse affermarsi, finirà per rivelarsi preso per quello che è. E per quello che vuole essere. Vale a dire una nuova piccola ossessione in grado di catturare l’attenzione delle persone e spingerle a mantenere un rapporto di morbosa dipendenza con il proprio cellulare.
Siamo all’alba di una nuova disciplina che potremmo definire Ansiogenetica: l’idea alla base è offrire alle persone un nuovo oggetto del desiderio in grado di compiacere ed assecondare le proprie ansie e fugare i propri timori ostinati e un po’ morbosi.
Sarebbe accettabile nella prospettiva di una evoluzione virtuosa, ma purtroppo Astro non offre al pubblico soluzioni alle proprie ansie si tratta piuttosto di un mero sedativo capace di regalare una grande – seppur temporanea – sensazione di soddisfazione. Una soddisfazione che presto sparirà per lasciare nuovamente spazio ai problemi.
Articolo di Gianfranco Fedele
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