U.S. Copyright Office sull’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte e nei film

U.S. Copyright Office

FILE - The Library of Congress stands on Capitol Hill in Washington, Oct. 18, 2021. (AP Photo/J. Scott Applewhite, File)

Il boom dell’intelligenza artificiale generativa ha sollevato complesse questioni legali multimiliardarie che i tribunali di tutto il paese stanno cercando di affrontare.

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Il rapporto di U.S. Copyright Office affronta il problema, molto dibattuto nell’ultimo anno, e potrebbe arrivare ad una soluzione sull’adozione della tecnologia da parte di artisti, autori e dell’industria dell’intrattenimento.

L’U.S. Copyright Office ritiene che l’arte prodotta con l’aiuto dell’intelligenza artificiale dovrebbe essere idonea alla protezione del copyright ai sensi della legge vigente nella maggior parte dei casi, ma le opere interamente generate dall’intelligenza artificiale probabilmente non lo sono.

Sostiene inoltre che non abbiamo bisogno di nuove leggi che estendano il copyright alle opere generate dall’intelligenza artificiale, poiché quelle già in vigore sono sufficienti a proteggere gli usi creativi della tecnologia.

La creatività umana

La chiave per la protezione del copyright, rileva il rapporto, è la creatività umana.

L’idea di fondo è che la creatività quando si esprime attraverso l’uso di sistemi di intelligenza artificiale, continua a godere di protezione del copyright. Ma il semplice fatto di sollecitare un sistema di intelligenza artificiale a generare un determinato output non è sufficiente per meritare la protezione del copyright.

Il professore di giurisprudenza della Cornell, James Grimmelmann, ha interpretato la conclusione principale del rapporto: “Se crei arte con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, è protetta da copyright. Se chiedi all’intelligenza artificiale di creare arte per te, non lo è”.

I risultati potrebbero scoraggiare coloro che sperano in nuove protezioni del copyright per il materiale generato dall’intelligenza artificiale.

Escape.ai

John Gaeta, il creatore vincitore dell’Oscar che ha contribuito a inventare il famoso effetto “bullet time” di Matrix, ora gestisce Escape.ai, nota piattaforma per i creatori che lavorano con l’intelligenza artificiale generativa, motori di gioco e altre tecnologie emergenti, una forma che lui chiama “neo cinema”. Al Tech Brief, John Gaeta ha detto di apprezzare il fatto che l’U.S. Copyright Office sembri riconoscere che l’intelligenza artificiale può essere uno strumento, come i computer e le telecamere, per estendere e amplificare la creatività umana.

“Una persona che usa una telecamera, sì, è una macchina, ma la sta puntando in un posto particolare”, ha detto Gaeta. “La prospettiva umana la guida. Organizza le cose che sono davanti alla telecamera”.

Il primo rapporto del U.S. Copyright Office su IA e copyright, pubblicato a luglio 2024, ha sostenuto che sono necessarie nuove leggi per proteggere le persone dalla riproduzione delle proprie immagini da parte dell’IA senza il loro consenso.

Il suo terzo e ultimo rapporto della serie affronterà una questione che potrebbe scuotere le fondamenta del boom dell’IA: la legalità dell’addestramento di modelli di IA su materiale protetto da copyright, qualcosa che OpenAI e altre importanti aziende di IA considerano vitale per la loro attività.

Tale pratica ha portato a una serie di cause legali da parte di editori, autori di libri, artisti e altri che accusano varie aziende di IA di violare i loro copyright. Tali cause si stanno facendo strada nei tribunali di tutto il paese, con pochi verdetti definitivi finora.

Nel frattempo, OpenAI sta accusando la start-up cinese DeepSeek di aver raccolto in modo improprio dati dai suoi strumenti di IA per creare un chatbot rivale.

L’ironia delle lamentele di OpenAI sulla raccolta di dati non è sfuggita a Jason Koebler del blog tecnologico 404 Media, che ha trattato la notizia con il titolo “OpenAI furiosa DeepSeek potrebbe aver rubato tutti i dati che OpenAI ci ha rubato“.

OpenAI ha sostenuto che utilizzare il New York Times per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale dovrebbe essere considerato un “uso corretto”, indipendentemente dai termini di servizio del Times e dall’opinione dell’U.S. Copyright Office.

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