Quasi la metà delle aziende intervistate nella survey globale dichiara di esser stata colpita da un attacco ransomware negli ultimi sei mesi
Una nuova ricerca commissionata da Cohesity, leader nella gestione innovativa dei dati, rivela che, sebbene la maggior parte dei responsabili IT e delle Security Operations (SecOps) ritenga di dover condividere in maniera congiunta la responsabilità per la strategia di sicurezza dei dati della propria organizzazione, molti di questi team non collaborano nel modo più efficace possibile per affrontare le crescenti minacce informatiche. L’indagine mostra anche che, tra gli intervistati che ritengono che la collaborazione tra IT e sicurezza sia scarsa quasi la metà è convinta che la propria organizzazione sia inevitabilmente più esposta alle minacce informatiche, con conseguenze che potrebbero rivelarsi catastrofiche per le aziende.
La ricerca si basa su una survey realizzata nel mese di aprile 2022, condotta da Censuswide, su oltre 2.000 decision maker IT e professionisti della Security Operation (SecOps) – divisi quasi al 50% tra i due gruppi – appartenenti ad aziende di Stati Uniti, Regno Unito e Australia, tutti con un ruolo nel processo decisionale in ambito IT o in materia di sicurezza.
Quasi tre quarti degli intervistati (74%) ritengono che la minaccia di attacchi ransomware nel proprio settore sia aumentata nell’ultimo anno e quasi la metà degli intervistati (47%) afferma che la propria organizzazione è stata vittima di un attacco ransomware negli ultimi sei mesi. L’indagine ha evidenziato i seguenti risultati a livello globale:
Per sottolineare ulteriormente questo punto, quando è stato chiesto agli intervistati in che modo la loro azienda consideri prioritari il backup e la protezione dei dati quale parte della postura di sicurezza dell’organizzazione o della reazione a un attacco informatico, il 54% dei responsabili IT ha dichiarato che si tratta di una priorità assoluta e di una capacità decisiva, mentre solo il 38% degli intervistati SecOps ha risposto lo stesso.
“Se i team SecOps non pensano al backup e al ripristino e non dispongono di capacità di gestione innovativa dei dati come parte di una strategia di sicurezza globale, c’è un problema”, ha sottolineato Zammar. “I team IT e SecOps devono collaborare prima che si verifichi un attacco, guardando in modo olistico alla situazione e prendendo come riferimento il NIST Cyber Security Framework, che comprende cinque capacità fondamentali: identificare, proteggere, rilevare, rispondere e ripristinare. Se per collaborare aspettano il momento in cui si verifica una violazione dei dati, è troppo tardi e i risultati potrebbero rivelarsi catastrofici per le aziende”.
L’83% di tutti gli intervistati (l’84% dei responsabili IT e l’81% degli intervistati SecOps) è in parte o fortemente d’accordo sul fatto che la propria organizzazione sarebbe più preparata a riprendersi dalle minacce informatiche, compresi gli attacchi ransomware, se la sicurezza e l’IT collaborassero in modo più stretto. Inoltre, quando è stato chiesto agli intervistati cosa garantirebbe alla propria organizzazione maggiore sicurezza nella possibilità di ripristinare rapidamente i sistemi aziendali in caso di attacco ransomware, il 44% di tutti gli intervistati (49% dei responsabili IT e 39% degli intervistati SecOps) ha risposto sarebbe fondamentale una maggiore comunicazione e collaborazione tra IT e sicurezza.
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