Ad oggi non esiste un hybrid work model definito: ci sono aziende che si stanno orientando verso una modalità “remote-first”, ovvero che prevedono di adottare il lavoro da remoto come predominante e una presenza in ufficio occasionale senza però arrivare a soluzioni di Full Smart Working, e aziende che invece propendono per un approccio “office-first”, in cui l’ufficio rimane il luogo principale dove svolgere l’attività. Secondo un’indagine realizzata da McKinsey solo il 7% di 800 dirigenti intervistati è favorevole a prevedere tre o più giornate di lavoro da remoto. Sebbene dunque si stiano sperimentando diversi modelli di lavoro ibrido è certo che alcune sfide investiranno indistintamente tutte le aziende che decideranno di percorrere questa strada.
Secondo uno studio Microsoft, il 66% dei leader afferma che le proprie organizzazioni stanno considerando di ridisegnare gli ambienti di lavoro per conformarli alle nuove esigenze legate all’hybrid work. Questo tendenzialmente significa la possibilità di ridurre la metratura degli spazi con un ragguardevole risparmio di costi da parte delle organizzazioni. Al tempo stesso, la necessità di configurarli in maniera flessibile pensando ad una maggiore collaborazione e interazione anche al di fuori della pura attività lavorativa tra coloro che li popolano. Fattore da tenere sempre in considerazione sono le aree di privacy:
Tutto questo e anche di più trasformerà l’ambiente di lavoro da come siamo abituati a vederlo oggi.
Se implementati correttamente, i modelli di lavoro ibridi possono offrire ai dipendenti e all’organizzazione nel suo complesso diversi vantaggi.
La società di servizi e consulenza Reply S.p.A. ha effettuato una ricerca sull’hybrid work, da cui emerge una maggiore produttività e collaborazione evoluta derivante dai nuovi modelli di lavoro ibridi. Essi stanno diventando la nuova normalità aziendale. In particolare, hanno stimato i principali trend di mercato in base ad analisi di studi di settore ed evidenze raccolte presso i loro clienti confrontando i dati di due diversi cluster di Paesi:
L’evidenza è che l’efficacia e le performance del modello del lavoro ibrido fanno presagire che non si tornerà più indietro, accelerando la trasformazione digitale delle aziende. L’innovazione tecnologica tenderà sempre di più a rendere minimi i limiti legati alla collaborazione a distanza, la nuova normalità non prevede il ritorno a tempo pieno in luoghi di lavoro fisici come prima, quanto maggiore flessibilità e alternanza presenza/ da remoto. Questo approccio rivoluzionerà il design degli uffici – saranno necessari spazi minori e aumenteranno i coworking – la cultura del management e favorirà un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata. Una conseguenza di lungo termine sarà anche quella di trattenere i talenti, oggi sempre più attratti dallo smart working.
Uno degli aspetti positivi di istituzionalizzare il lavoro da remoto è la possibilità di aprire l’azienda all’inserimento di risorse distanti dalla sede centrale o dagli uffici dislocati sul territorio. Rimuovere i confini geografici significa poter accedere ad un bacino di talenti potenzialmente senza limiti, oltre a poter organizzare team più variegati ed inclusivi. Più punti di vista, maggiore creatività, maggiore rapidità nel risolvere i problemi, più alto tasso di innovazione, sono solo alcuni dei vantaggi della diversità sul luogo di lavoro, fisico o virtuale che sia. Immaginiamo che valenza questo possa avere sia per grandi realtà imprenditoriali chiamate a confrontarsi su mercati sempre più competitivi, sia per più piccole realtà locali che grazie al lavoro da remoto potranno assorbire nuove competenze in grado di spingerle verso un salto di qualità.
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